Carancho è un film coraggioso, audace, estremo, duro, e senza pregiudizi.
Carancho è un film del 2010 diretto da Pablo Trapero, interpretato da Ricardo Darín e Martina Gusmán.Trama.
Centomila morti in dieci anni, una media di ventidue al giorno e un numero di feriti che non si conta. Gli incidenti stradali sono la piaga dell'Argentina. Dietro ad essa prospera il mercato delle assicurazioni, con i suoi sciacalli. Sosa è uno di questi, si aggira per le corsie del pronto soccorso in cerca di clienti e, per riguadagnare in fretta la licenza persa, lavora per una fondazione che della truffa, ai danni dei più disgraziati, ha fatto il proprio modus operandi. L'incontro con la dottoressa Lujàn lo spinge a perseguire con maggior convinzione il suo percorso fuori dal crimine, ma i debiti da pagare non finisco mai, il sangue chiama nuovo sangue.
L'argentino Pablo Trapero torna nel quartiere delle sue origini, La Matanza, e chiama ancora una volta a sé la complicità e la dote di Martina Gusman, attrice e produttrice, che qui divide la scena con Ricardo Darin, l'attore argentino più noto e acclamato.
Ma soprattutto il regista non abbassa il tiro e persegue la strada di un cinema di temi forti e destini senza fortuna, guardando dritto negli occhi il dolore e le sue espressioni fisiche, corporali, senza mai farsi tentare dal compiacimento, con pudore ed empatia.
Nei drammoni di Trapero l'amore ha sempre uno spazio privilegiato e autentico, i sentimenti emergono senza bisogno di alzare la voce o di segnalarsi con l'evidenza di dettagli costruiti ad hoc: è nelle azioni semplici che i personaggi compiono (un bacio sulla testa, un piatto cucinato insieme anche in silenzio) che l'amore si dichiara, come forza in grado di resistere al baccano degli eventi intorno, di trovare il proprio tempo sospeso in mezzo alla frenesia dei guai, di unire indissolubilmente, anche a distanza, com'era per esempio in Nacido y Criado. Qui il risultato cinematografico è meno sconvolgente ma comunque di alto livello, per il modo in cui combina azione, visione, emozione (non a caso l'autore è anche un esperto montatore).
La Buenos Aires senza legge dell'illegalità perpetrata sulla pelle della gente e della giustizia autoproclamata colora il film di una luce di genere e lo porta verso un finale col botto (anzi più d'uno, con effetto domino), sempre teso, senza gioco, cupo sotto la luce del sole.
L'argentino Pablo Trapero torna nel quartiere delle sue origini, La Matanza, e chiama ancora una volta a sé la complicità e la dote di Martina Gusman, attrice e produttrice, che qui divide la scena con Ricardo Darin, l'attore argentino più noto e acclamato.
Ma soprattutto il regista non abbassa il tiro e persegue la strada di un cinema di temi forti e destini senza fortuna, guardando dritto negli occhi il dolore e le sue espressioni fisiche, corporali, senza mai farsi tentare dal compiacimento, con pudore ed empatia.
Nei drammoni di Trapero l'amore ha sempre uno spazio privilegiato e autentico, i sentimenti emergono senza bisogno di alzare la voce o di segnalarsi con l'evidenza di dettagli costruiti ad hoc: è nelle azioni semplici che i personaggi compiono (un bacio sulla testa, un piatto cucinato insieme anche in silenzio) che l'amore si dichiara, come forza in grado di resistere al baccano degli eventi intorno, di trovare il proprio tempo sospeso in mezzo alla frenesia dei guai, di unire indissolubilmente, anche a distanza, com'era per esempio in Nacido y Criado. Qui il risultato cinematografico è meno sconvolgente ma comunque di alto livello, per il modo in cui combina azione, visione, emozione (non a caso l'autore è anche un esperto montatore).
La Buenos Aires senza legge dell'illegalità perpetrata sulla pelle della gente e della giustizia autoproclamata colora il film di una luce di genere e lo porta verso un finale col botto (anzi più d'uno, con effetto domino), sempre teso, senza gioco, cupo sotto la luce del sole.
Interpreti e personaggi.
Ricardo Darín: Sosa
Martina Gusmán: Luján
Carlos Weber: El Perro
José Luis Arias: Casal
Fabio Ronzano: Pico
Loren Acuña: Mariana
Gabriel Almirón: Munoz
José Espeche: Garrido
Premi.
Premi.
Courmayeur Noir in festival 2010: Leone nero al miglior film