Zoran, il mio nipote scemo.
"Nella cultura rurale della mia regione l'osmiza è il luogo principale di aggregazione, più del bar, perché somiglia a una casa - spiega Giuseppe Battiston, protagonista del film che segna l'esordio di Matteo Oleotto - è una specie di agriturismo del Settecento, quando l'imperatore austro-ungarico concesse ai contadini di vendere in proprio i prodotti della loro terra per otto giorni di fila. Si vende da bere e da mangiare e quando finisce il vino, si chiude".
Con Zoran Oleotto racconta la sua terra, il Friuli Venezia Giulia, attraverso il personaggio di Paolo Bressan (Battiston), un uomo cinico, egoista e bugiardo che trascorre le sue giornate all'osteria di Gustino. La sua vita subirà un repentino cambiamento quando la morte di una vecchia parente slovena lo costringerà ad accudire, per qualche giorno, un quindicenne occhialuto e sloveno di nome Zoran (Rok Prasnikar) che parla forbito e ha una peculiarità: è un asso al gioco delle freccette. Il che significa possibili guadagni. E così Paolo decide di sfruttare questa abilità e di iscriverlo a un torneo internazionale. Nel frattempo tra i due scatta una profonda amicizia.
"Avevamo ben chiare le tipologie umane che volevamo descrivere - racconta il regista - personaggi come Paolo sono piuttosto diffusi nella realtà rurale del Nord-Est. C'è sempre un elemento all'interno della comunità che cerca di farsi notare". Paolo, aggiunge Battiston, "è una figura reale, che fa ridere per la sua pochezza, è un uomo solo ma non ama la solitudine''. Zoran è una film divertente che l'attore definisce ''una commedia cupa che non ci fa ridere per un'ora e mezza, non era questo il nostro intento, volevamo semplicemente raccontare personaggi veri in situazione verosimili''. E a chi sperava che il film fosse più brillante, risponde il regista: "Non conoscete il Friuli, da noi piove sempre e si finisce per chiudersi in osteria a bere, cantare, giocare a dama e tirare di freccette".
Il quarantenne Paolo vive in un piccolo paesino e trascorre le sue giornate da Gustino, gestore dell'osteria del paese. Paolo lavora come cuoco in un asilo nido e si ostina in un infantile stalking ai danni dell'ex moglie. Un giorno, a interrompere questa routine, ci pensa il nipote Zoran, uno strano quindicenne nato e cresciuto in mezzo ai monti assieme a un zia che Paolo non sapeva avere, il quale fa irruzione nella sua vita. Dopo la morte della zia, Paolo è l'unico parente che potrà prendersi cura del ragazzino.
Regia Matteo Oleotto
Prodotto Igor Princic
Coprodotto Miha Černec
Produttore esecutivo Ognjen Dizdarevič
Soggetto Daniela Gambaro, Pier Paolo Piciarelli, Matteo Oleotto
Sceneggiatura Daniela Gambaro, Pier Paolo Piciarelli, Matteo Oleotto, Marco Pettenello
Montaggio Giuseppe Trepiccione
Fotografia Ferran Paredes Rubio
Musica Antonio Gramentieri
Scenografia Vasja Kokelj, Anton Vončina Spazapan
Costume Emil Cerar
Casting Antonella Perrucci
Organizzatore generale Luca Emiliano Pancaldi
Aiuto regista Andrea Pagani
Segretaria di edizione Petra Trampuž Bočevska
Suono di presa diretta Emanuele Cicconi, Vincenzo Urselli
Montaggio del suono Daniela Bassani
Effetti speciali Paola Trisoglio
Cast artistico:
Paolo Giuseppe Battiston
Gustino Teco Celio
Zoran Rok Prašnikar
Alfio Robero Citran
Stefania Marjuta Slamič
e con Notaio Peter Musevski
Ernesto Riccardo Maranzana
Dott. Vrtovec Ivo Barišič
Jure Jan Cvitkovič
Jozko Maurizio Fanin
Barista Mirela Kovačevič
Clara Ariella Reggio
Vigilessa Rossana Mortara
Anita Doina Komissarov
con l’amichevole partecipazione di Sylvain Chomet
e con Karolina Černic, Marco Valdemarin, Pierpaolo Bordin, Giorgio Wenigg, Jože Bukovec, Bogdana Bratuž
il coro: Massimo Devitor, Paolo Boro, Ivan Prugnola, Luigi Spesot, Alessandro Gregorat, Alessandro Bressan, Ruggero Giraldi, Fabio Comelli, Enrico Luca, Erminio Amorie, Paolo Brumat
I Personaggi:
PAOLO è un uomo sulla quarantina, 150 chili e voglia di far nulla. Un uomo cinico e disilluso. Vorrebbe andarsene dal paese dov’è nato ma non si allontanerà mai. Per andarsene ci vuole coraggio e Paolo non è un uomo coraggioso. Paolo non ha mai lavorato nello stesso posto per più di un tre mesi. È da sempre alla ricerca di un lavoro che lo faccia diventare milionario in breve tempo. In attesa di questo evento, Paolo ama trascorrere il suo tempo in osteria tra discussioni inutili e battute pesanti ai danni degli ormai stanchi e annebbiati vecchi del paese. In gioventù era stato un uomo prestante e bello. Col passare degli anni ha smesso ogni tipo di attività fisica fino ad arrivare ai 150 chili che oggi si porta appresso non senza fatica. Paolo beve molto, come tante persone in questo paesino, senza rendersene conto. Negherebbe fino alla morte di essere un alcolista ma lo è a tutti gli effetti. Paolo odia le regole e, come i bambini, preferisce fare sempre il contrario: è l’unico modo che ha per sentirsi libero. E’ stato sposato con Stefania fino a 5 anni fa, un matrimonio che ha rovinato con le sue stesse mani. Non ha mai smesso di amarla e continua a rincorrerla spesso di nascosto, spiandola di notte e rubando mutande da casa sua. La modalità di Paolo per riconquistarla però assomiglia piuttosto allo stalkeraggio.
ZORAN ha quindici anni. E’ un ragazzino esile e impacciato. Ha perso da piccolo mamma e papà e ha sempre vissuto assieme alla nonna Anja in un piccolissimo paesino in mezzi ai monti della Slovenia. Essendo l’unico ragazzino del paese, la sua unica compagnia è stata la nonna con le sue amiche. Quando la nonna invitava qualche sua amica anziana a pranzo, per Zoran quello era un giorno di festa. Zoran è cresciuto da solo, con delle regole severe e precise: in casa si mette sempre tutto in ordine, si mangia senza parlare, i vestiti vanno piegati e sistemati sempre nell’armadio, e solo dopo aver svolto le faccende di casa ci si guadagna un’ora di svago. E l’unica vera passione di Zoran è sempre stato il gioco delle freccette trovate per sbaglio nella soffitta della nonna. Da allora sono 6 anni che Zoran gioca a freccette tutti i giorni; ora è in grado di colpire il piccolo centro rosso da qualsiasi distanza, con qualsiasi ostacolo, senza fallire mai. Zoran parla “strano”: ha imparato l’italiano grazie e due libri di letteratura italiana che la nonna conservava gelosamente nella sua vecchia libreria. Dopo la morte della nonna, Zoran si troverà a dover ricostruirsi una vita accanto ad un uomo che non ha propriamente le caratteristiche di un ottimo educatore.
GUSTINO è il più caro amico di Paolo. Si conoscono da 30 anni. Gustino è stato in gioventù un grande latin lover. Anche lui, come Paolo, di animo inquieto, solo che con il passare del tempo ha trovato la sua dimensione all’interno dell’osteria di famiglia. Gustino è l’oste perfetto. È la persona che sa sempre cosa dire nel momento giusto. Conosce i suoi clienti ed è sempre in grado di capirli, sgridarli o, se serve, cacciarli senza diventare antipatico. Gustino vorrebbe che Paolo se ne andasse dal paese, ma è oltremodo convinto che Paolo non troverà mai il coraggio per farlo. Gustino ora si prende cura di sua madre, Clara, uno donna anziana ancora perfettamente lucida di testa. Con il passare dell’età Gustino è diventato un uomo molto apprensivo nei confronti della madre, quasi scordando del tutto il suo passato da giovane ribelle. Questa sua ritrovata pacatezza viene spesso sfruttata da Paolo per farsi dare dei consigli, che inevitabilmente e costantemente, vengono elusi. L’unico svago di Gustino è concedersi saltuariamente a Paolo, in serate alcoliche senza freni.
ERNESTO è un collega di Paolo. Ha circa quarant’anni. E’ un uomo entusiasta della vita, sempre con una grande energia, pronto a dispensare sorrisi e abbracci a tutti. Lavora da molto tempo come cuoco presso una casa di riposo e da poco è diventato, suo malgrado, collega di Paolo. Ernesto è molto religioso, molto preciso e si fa prendere spesso dall’ansia da prestazione. Ernesto canta nel coro del paese. Vorrebbe che Paolo s’impegnasse di più al lavoro. Ernesto tiene molto a come vengono presentati i piatti e si scontra spesso con Paolo che non perde l’occasione per ricordargli che non stanno facendo un banchetto per la principessa Elisabetta d’Inghilterra.
STEFANIA è tutto ciò che Paolo non ha. Stafania è una donna concreta, determinata e saggia. Arrivata ad un’età adulta ha scelto la stabilità decidendo di lasciare Paolo non essendo più in grado di accettare i suoi comportamenti infantili e impulsivi. Stefania, nonostante tutto, vuole ancora bene a Paolo e si preoccupa spesso per il suo stato di salute. Stefania è una donna dall’aspetto normale. Non è appariscente, ma è in grado di diventare molto bella quando vuole. Ama cucinare e leggere. Ama Alfio, il suo attuale marito. Lo ama con la semplicità di una donna serena.
ALFIO è un uomo sulla cinquantina, onesto, senza troppi grilli per la testa, cioè il contrario di Paolo. Un uomo pacato, educato, con dei modestissimi hobby uno tra i quali è costruire e collezionare uccelli in ceramica. Gestisce una piccola cooperativa che si occupa di mense per scuole e case di riposo ed è il datore di lavoro di Paolo.
ANITA è una ragazzina di 14 anni, sveglia e dall’intelligenza pratica e acuta. La mamma se n’è andata via parecchi anni fa e vive da sola con il padre. Un padre malato e che non esce mai di casa. Anita va ancora a scuola, ma ha dovuto crescere più in fretta rispetto alla sua età. All’uscita da scuola deve correre a casa per preparare da mangiare a suo padre. Qualche ora per fare i compiti e poi via in giro con la sua vecchia moto da cross. Canta anche lei nel coro del paese. In questo contesto tutti le vogliono bene, un po’ come una figlia.