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Vogliamo i colonnelli

Vogliamo i colonnelli è un film del 1973 diretto da Mario Monicelli, il quale collaborò anche al soggetto e alla sceneggiatura insieme agli amici e compagni di una vita Age e Scarpelli, presentato in concorso al 26º Festival di Cannes. È una commedia satirica a sfondo fantapolitico che immagina un maldestro colpo di stato in Italia, con esplicite allusioni al tentato golpe Borghese e al regime dei colonnelli greci.

Nomi che da soli erano garanzia di qualcosa meritevole di attenzione, e così è stato, di certo questo film non fa eccezione. Una divertentissima parodia che si è ispirata liberamente ad un fatto storico realmente accaduto alcuni anni prima: il Piano Solo architettato dal generale dei carabinieri De Lorenzo, un tentativo di colpo di stato militare fallito prima ancora di iniziare. Monicelli racconta con la solita ironia, arguzia e maestria una storia per certi versi inquietante soprattutto se si pensa a quanto sia stata vicina alla realtà. Personaggi spassosissimi che rappresentano la vera forza motrice del film, macchiette studiate ad arte che coinvolgono tutto l’arco politico del bel paese: dal vecchio militare dalla mascella tesa e la casa ricolma di cimeli del duce, al subdolo politicante democristiano attaccato alla poltrona e al potere sino al timoroso e inconcludente deputato di una sinistra annacquata.

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Italia, anni settanta. Dopo un attentato alla Madonnina organizzato da estremisti di Destra per incolpare falsamente le Sinistre, l'onorevole Giuseppe Tritoni litiga con il suo partito, la Grande Destra (chiaro riferimento al MSI), ritenendolo troppo democratico. Cerca così di organizzare un colpo di stato assieme a colonnello Ribaud, reclutando alcuni colonnelli nostalgici già componenti di un precedente tentato golpe (Nel film si parla di un 'Generale Di Vincenzo' al posto dell'originale autore del Piano Solo, il Generale De Lorenzo).

Forte dell'appoggio (con il ricatto) dell'imprenditore Irnerio Stainer e di alcuni monarchici, organizza una riunione a cui prende parte anche il colonnello Andreas Automatikos, membro dei servizi segreti nella neonata Repubblica greca in cui si decidono i punti più importanti del piano, tra cui rapire il presidente della Repubblica e l'annuncio del colpo di Stato alla RAI. Alla scena assiste tuttavia un fotografo, Armando Caffè, che fotografa tutto e consegna il materiale all'onorevole Luigi Di Cori del PCI, che assieme al segretario del PSI e al sottosegretario degli interni appartenente alla DC, avvertono il ministro dell'Interno Li Masi che presta scarsa considerazione al trio.

Il Golpe sta per avvenire, ma i tempi vengono calcolati male: Barbacane con i paracadutisti subacquei si paracaduta in un pollaio, Turzilli viene scoperto con i guardaboschi nello Stadio Flaminio di Roma, Furas arriva in ritardo alla RAI dopo un incidente d'auto. I congiurati vengono arrestati, mentre Tritoni riesce a nascondersi dall'amante Marcella Bassi Lega, venendo poi scoperto dalla polizia assieme ad uno dei numerosi amanti della Bassi Lega, nonché colonnello mancato al golpe per "bronchite".

Portato dal presidente della Repubblica e al ministro dell'Interno Li Masi, i co-cospiratori di Tritoni lo tradiscono svelando la sua idea golpista. Li Masi svela che aveva già scoperto tutto, e che aveva già preparato un contro-colpo di Stato al fine di isolare gli estremismi politici e di instaurare uno stato di polizia tecnocratico di stampo autoritario, con il dissenso del presidente della Repubblica. Tritoni, umiliato e irato, sottrae a un militare una granata, minacciando di farla esplodere e facendo morire il presidente della Repubblica di infarto, in realtà un calcolo del ministro Li Masi.

Un anno dopo, Tritoni si trova nello Stato militarista che sognava, ma senza di lui. Il leader del suo ex-partito la Grande Destra sostiene il governo e l'imprenditore Stainer è ministro del Lavoro, così come sono ministri alcuni militari che affermavano fedeltà alla Repubblica. Tritoni quindi cerca di vendere il suo piano di colpo di Stato a dei politici di un sottosviluppato stato africano.
Riferimenti

Nel film si può vedere un richiamo abbastanza esplicito al tentativo di golpe Borghese del 1970, senza tuttavia trascurare altri riferimenti: il film inizia con un attentato alla guglia del Duomo di Milano, episodio che può far riferimento agli attentati del 1969 coi suoi relativi contorni mediatici; la morte del presidente della Repubblica Italiana rimanda al colpo apoplettico avuto da Antonio Segni nel 1964 (l'attore che l'impersona è non a caso somigliante a Segni) nei frangenti del Piano Solo; il personaggio del ministro degli Interni è invece modellato con evidente riferimento a Giulio Andreotti, mentre l'On. Ferlingeri è palesemente ispirato a Enrico Berlinguer.

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Interpreti e personaggi

    Ugo Tognazzi: On. Giuseppe Tritoni
    Antonino Faà di Bruno: Tenente Colonnello Vittorio Emanuele Ribaud
    Giuseppe Maffioli: Colonnello Pino Barbacane
    Giancarlo Fusco: Colonnello Gavino Furas
    Renzo Marignano: Tenente di vascello Teofilo Branzino
    Max Turilli: Colonnello Quintiliano Turzilli
    Camillo Milli: Colonnello Elpidio Aguzzo
    Carla Tatò: Marcella Bassi Lega
    Vincenzo Falanga: Tarcisio "Ciccio" Introna operatore fisico del raggruppamento "Fiaccole Nere"
    Duilio Del Prete: Monsignor Sartorello
    Luigi Lenner: Irnerio Stainer
    Barbara Herrera: Contessa d'Amatrice
    Salvatore Biliardo: Colonnello Andreas Automatikos
    Pino Zac: Armando Caffè
    Lino Puglisi: On. Li Masi
    Claude Dauphin: Il Presidente della Repubblica
    Tino Bianchi: On. Mazzante
    François Périer: On. Luigi Di Cori
    Gianni Solaro: On. Cicero
    Pietro Tordi: Gen. Bassi Lega
    Valeria Sabel: Rina, moglie di Di Cori
    Mico Cundari : onorevole sottosegretario interni
    Enzo Guarini : speaker telegiornale
    Vittorio De Bisogno : il figlio dell'On. Di Cori

Doppiatori italiani.

    Enzo Liberti: On. Luigi Di Cori
    Gigi Reder : Armando Caffè
    Roberto Villa : Irnerio Stainer
    Nino Dal Fabbro : Il Presidente della Repubblica
    Riccardo Cucciolla : voce narrante
    Mario Milita: onorevole dell'opposizione
    Gino Donato: On. Cicero e il pilota militare
    Nino Vingelli: Tarcisio "Ciccio" Introna operatore fisico del raggruppamento "Fiaccole Nere"
    Sandro Iovino : giornalista tv Martano
    Luigi Carrai : voce telegiornale
    Claudio Capone : il figlio dell'On. Di Cori

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