Notre-Dame de Paris
Trama.
Parigi, 6 gennaio 1482. Un gruppo di zingari spagnoli, del quale fa parte Esmeralda, si è stabilito nella periferia della città, occupando un territorio preciso chiamato Corte dei Miracoli per celebrare in piazza la Festa dei Folli, in occasione dell'Epifania. I gitani incantano la popolazione del luogo con trucchi e magie cercando contemporaneamente di guadagnarsi da vivere, spesso derubando o raggirando la gente, a volte anche uccidendola, tranne la bella e dolce zingara Esmeralda. Tutta la tribù zingaresca dei gitani è capitanata dal crudele Clopin Trouillefou, un mendicante scaltro e carismatico che è anche un assassino.
Intanto, per svegliare la gente all'alba, le campane vengono suonate da Quasimodo, un giovane uomo deforme e di mostruosa bruttezza che lavora come campanaro della cattedrale di Notre Dame. Nonostante tutti provino disgusto e paura nei suoi confronti, Quasimodo, più comunemente detto Il gobbo di Notre Dame, è di animo buono, anche se non lo manifesta. Trascorre le giornate appollaiato sui gargouilles (ossia gargolle) e sulle guglie: è triste per il fatto di essere diventato sordo a causa della continua esposizione al suono delle campane. La sua sordità e l'assenza di persone con cui parlare lo rendono anche muto. Solamente il suo padrone, l'arcidiacono della cattedrale chiamato Mons. Frollo, comunica con lui tramite un linguaggio a gesti. Frollo, come aveva allevato da solo il fratello Jean, aveva adottato e salvato Quasimodo quando da bambino, abbandonato dai genitori zingari per il suo aspetto deforme, era stato portato in chiesa fra i trovatelli per essere venduto o, nel peggiore dei casi, ucciso.
Frollo, dedicandosi anche all'alchimia e disinteressato dal fratello Jean diventato come uno zingaro, si innamora però di Esmeralda, che è solita danzare tra le vie di Parigi, in particolare davanti alla grande cattedrale, con la capretta Djali. A causa della sua posizione religiosa e dei suoi princìpi morali che lo portano a detestare profondamente tutti i gitani, Frollo, essendo un membro del clero, non può manifestare i suoi sentimenti e, per questo motivo, decide di rapire la fanciulla con l'aiuto di Quasimodo. I suoi piani tuttavia vanno a monte perché Phoebus de Chateaupers, il capitano delle guardie di Parigi, li coglie sul misfatto, salvando così la ragazza da Frollo. Quest'ultima si innamora perdutamente del suo salvatore. Intanto Gringoire, il poeta politico, finisce nella corte dei miracoli, seguendo Esmeralda e sta per essere impiccato dagli zingari, ma Esmeralda lo reclama come sposo, salvandolo, pur rifiutando di amarlo. Quasimodo viene nel frattempo fustigato per il rapimento di Esmeralda, la quale è l'unica che provi pietà per lui e che lo disseti durante l'esecuzione. Quasimodo la ama perdutamente.
In seguito alla cattura della piccola zingara, il capitano Phoebus la nota fra canti e balli gitani nelle piazze di Parigi e riesce a strapparle un incontro mattutino. Phoebus, che appariva dapprima eroico e buono, si rivela semplicemente un uomo in cerca di cattiva compagnia e privo di sentimenti. Dà infatti appuntamento alla ragazza in una squallida camera affittata da decimi. Esmeralda, dapprima insicura ma temeraria, credendolo innamorato di lei, sta per cedere al volere dell'uomo per l'incertezza di averlo.
In quel momento però entra in scena Frollo, che si era prima inoltrato nella stanza con Phoebus stesso, dopo averlo pregato di poter assistere al suo incontro con la ragazza. L'Arcidiacono, nascosto dentro l'armadio, non riesce a trattenere la sua immensa gelosia dovuta al suo amore per la zingara che non lo aveva ricambiato, esce all'improvviso dal suo nascondiglio pugnalando alle spalle il capitano e scappa dalla finestra lasciando la giovane da sola con il corpo privo di sensi di Phoebus.
In una situazione del genere la colpa va certo alla ragazza che viene definita un'assassina. A questa accusa si aggiunge quella di stregoneria dovuta alla testimonianza della padrona dell'alberghetto in cui si era svolta la vicenda, che afferma di aver visto entrare tre persone in quella stanza e non due. Lo scomparso, in realtà Frollo, dato anche il suo aspetto molto sinistro, viene creduto il demonio e lei la sua aiutante, ma poiché Frollo non era stato scoperto, come arcidiacono, testimonia al processo religioso contro di lei e solo lei viene incolpata.
La zingara viene imprigionata, ma al processo, convinta che il suo Phoebus sia morto, non dice niente se non qualche vaneggiamento sul suo profondo amore per il cavaliere. Si arriva dunque al punto della tortura e qui Esmeralda, in preda alla disperazione, confessa di aver assassinato l'uomo e di aver aiutato il demonio, anche se sa di aver mentito.
Nelle segrete della prigione Frollo la va a trovare offrendole un accordo: se Esmeralda gli si concederà in amore egli le salverà la vita. Esmeralda, apprendendo che è Frollo ad aver tentato di uccidere Phoebus, rifiuta sdegnata. Viene condannata all'impiccagione. Tuttavia, quando la processione che dovrebbe portarla alla forca passa davanti alla cattedrale di Notre Dame, Quasimodo la rapisce e la porta in chiesa dove può godere del diritto d'asilo. Col tempo Esmeralda capisce che Quasimodo è buono e i due iniziano a fare amicizia, inoltre Quasimodo la salva da un assalto di Frollo.
Ma, dopo alcuni giorni, davanti alla chiesa si raduna la grande folla di zingari con Clopin che chiede la grazia per la zingara, tentando di sfondare la porta. Tuttavia sia Quasimodo che il re Luigi XI fraintendono le richieste della folla. Quasimodo, infatti, credendo Esmeralda in pericolo, lancia pietre e piombo fuso sulla folla zingaresca dimostrante e Jean, il fratello di Frollo, viene ucciso dal gobbo, mentre il re, informato da Frollo e Gringoire e credendolo un assalto alla cattedrale sacra, invia i gendarmi per sedare la rivolta e giustiziare la "strega" Esmeralda. I soldati lanciano una pioggia di frecce contro gli zingari, sterminandoli in massa. Clopin rimane ucciso e i gitani rimasti fuggono. Nella confusione Frollo, senza svelare la sua identità, fa uscire la zingara da una porta sul retro e la fa navigare lungo la Senna. Lì si svela e le rinnova le sue profferte. Esmeralda rifiuta ancora e Frollo furioso avverte i gendarmi, mentre Pierre trae in salvo la capretta Djali.
Nella fuga Esmeralda, mantenuta la sua purezza, ritrova, nella sua cella della Tour Rouland, sua madre, un'ex prostituta reclusa, che tanto la odiava quando la vedeva danzare: ella odiava gli zingari in quanto le avevano rapito anni addietro la sua bambina, non sapendo che la bella danzatrice era proprio la sua figlia perduta, che riconosce solo in quel momento per una scarpetta da neonato, di cui essa ne conservava una uguale. Da questa inaspettata scoperta tenta di proteggerla dal suo tragico destino, ma invano.
Esmeralda, infatti, viene condannata e muore impiccata: la madre tenta di impedirlo, ma muore anche lei. Frollo assiste all'esecuzione da una delle torri della cattedrale provando un piacere sadico. Quasimodo, innamorato di Esmeralda ed in preda alla disperazione ed alla rabbia, riconosce la risata sadica del corrotto e colpevole Frollo e lo scaraventa giù dalla cattedrale, uccidendolo. Phoebus, guarito dalla ferita di Frollo, totalmente indifferente alla vicenda e senza alcun senso di colpa, si sposa con Fleur-de-Lys, una ricca ragazza di città. Il re, nel frattempo, muore di morte naturale.
Il cadavere di Esmeralda, in seguito all'impiccagione, viene portato in una sorta di cimitero nelle catacombe aperte e Quasimodo, innamorato, si addormenta vicino al suo cadavere e vi rimane senza muoversi, finché non muore anche lui, stando insieme a lei nell'aldilà. La scena, denominata significativamente Il matrimonio di Quasimodo, è forte e ci viene presentata con queste parole dall'autore:
« Trovarono, fra tutte quelle orribili carcasse, due scheletri, uno dei quali abbracciava singolarmente l'altro. Uno di quegli scheletri, che era quello di una donna, era ancora coperto di qualche lembo di una veste di una stoffa che era stata bianca, ed era visibile attorno al suo collo una collana di adrézarach con un sacchettino di seta, ornato da perline verdi, che era aperto e vuoto. Quegli oggetti erano di così poco valore che di certo il boia non li aveva voluti. L'altro, abbracciava stretto questo, era lo scheletro di un uomo. Notarono che aveva la colonna vertebrale deviata, la testa incassata tra le scapole e una gamba più corta dell'altra. D'altronde non aveva alcuna vertebra cervicale rotta ed era evidente che non fosse stato impiccato. L'uomo al quale era appartenuto era quindi giunto lì, e lì era morto. Quando fecero per staccarlo dallo scheletro che abbracciava, cadde in polvere. »