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Delitto di mezza estate

Delitto di mezza estate (titolo originale Steget efter - One step behind) è un romanzo giallo dello scrittore svedese Henning Mankell edito nel 1997; è la settima storia della saga dell'ispettore di polizia Kurt Wallander ed è ambientata, come le altre, a Ystad, Svezia.

Tre ragazzi vengono uccisi in un bosco durante la festa del solstizio d'estate. Uno dei principali collaboratori di Wallander, l'ispettore Svedberg viene trovato morto. Sembra che tra i delitti ci sia un collegamento. Svedberg in segreto aveva condotto un'indagine sui tre ragazzi e nascosto del materiale tra cui una fotografia di donna. Che cosa unisce l'ispettore ucciso ai ragazzi e alla donna? Kurt Wallander, a cui è stato diagnosticato il diabete, assalito dai dubbi sull'integrità del collega morto, si trova di fronte ad un assassino esperto sempre avanti di un passo, che sembra conoscere le mosse della polizia. Ritratto di una società svedese in cui la violenza e la brutalità prendono sempre più piede, dove la polizia deve comunque combattere per arginare le forze negative che agiscono per deteriorare la società.

La pioggia smise di cadere poco dopo le cinque. L'uomo rannicchiato vicino al grosso tronco iniziò a to­gliersi lentamente la giacca a vento. La pioggia che era caduta per poco più di mezz'ora non era stata intensa.

Ma l'uomo si rese conto che l'umidità era penetrata nei suoi indumenti. Si sentì preso da una rabbia improvvisa. Non voleva prendere un raffreddore. Non in quel momento, non in piena estate.

Posò la giacca e si alzò. Le gambe gli si erano irrigidite. 'Iniziò a dondolarsi avanti e indietro lentamente per permette­te al sangue di rifluire. Allo stesso tempo continuò a guardarsi intorno.

Sapeva che quelli che stava aspettando non sarebbero am­ati prima delle otto. Esattamente come avevano stabilito. Ma che se minimo, c'era sempre il rischio che qualcuno potesse praggiungere da uno dei tanti sentieri che attraversavano la erva naturale.
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Era il solo imprevisto che anche un piano perfetto come il suo non poteva prevedere. La sola cosa di cui non poteva ere sicuro.

Eppure non era affatto preoccupato. Era la vigilia  di mezza estate. Nella riserva non esistevano né campeggi né aree pubbliche. Inoltre, sapeva che quelli avevano scelto cura un luogo dove erano certi di rimanere indisturbati, vevano deciso dove incontrarsi esattamente due settimane.

Mentre vagava la riserva, aveva evitato con cura di farsi notare. Una volta sola aveva intravisto una coppia di anziani camminare lungo uno dei sentieri. Ma era riuscito a nascondersi e la coppia era passata senza vederlo.

 
Quando era arrivato in quel luogo aveva capito subito che era il posto ideale. Una depressione del terreno poco lontano da un sentiero. Protetta alla vista da fitti arbusti. Poco più lontano si ergeva un gruppo di alberi.
 
Non avrebbero potuto scegliere un luogo migliore. Sia per loro scopi, ma ancora di più per i suoi. Le nuvole avevano iniziato a diradarsi. Appena il sole fece capolino, sentì subito una piacevole sensazione di caldo.
 
In quei primi venti giorni, il mese di giugno era stato ecce­zionalmente freddo. Tutti quelli con cui aveva parlato si erano lamentati di quel gelido inizio di estate nella Scania. Era stato d'accordo con loro.

Era sempre d'accordo.
 
È il modo migliore di sfuggire, pensò. Evitare tutto quello che gli si presentava davanti.

Si era imposto di usare quell'espediente in ogni occasione. Ne aveva fatto un'arte.

L'arte di dare l'impressione al prossi­mo di essere sempre d'accordo.

Alzò lo sguardo verso il cielo. Non avrebbe più piovuto. La primavera e il preludio dell'estate erano stati veramente trop­po freddi. Ma ora nella chiara serata di mezza estate, final­mente il sole era apparso.
 
 
Sarà una notte magnifica, pensò. Una notte che varrà la pena di ricordare.
Poteva sentire l'odore dell'erba bagnata: Udì un uccello che si alzava in volo poco lontano. Alla sua sinistra, fra gli alberi al di là del pendio, riusciva a intravedere il mare.
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Divaricò le gambe e sputò il tabacco da masticare che aveva in bocca. Poi lo calpestò con cura nel terreno.

Non lasciava mai tracce dietro di sé. Mai e poi mai. Pensò che avrebbe dovuto smetterla di usare il tabacco da masticare. Era un vizio. Qualcosa che non gli si addiceva.

Avevano deciso di incontrarsi nella cittadina di Hammar.

Era il luogo più adatto visto che alcuni venivano da Simrishamn e gli altri da Ystad. Di lì avrebbero guidato fino alla riserva naturale, avrebbero parcheggiato le loro automobili e si sarebbero incamminati verso il luogo che avevano scelto.
 
Non era stata una decisione facile. Avevano discusso a lun­go alternative e proposte diverse. Ma quando finalmente uno di loro aveva parlato di quel luogo, tutti avevano accettato immediatamente. Forse perché non avevano più molto tempo. I preparativi da mettere in atto erano tanti e il giorno prescel­to era ormai vicino. Uno di loro si era incaricato di procurare il cibo e le bevande, un altro era andato a Copenaghen per affittare i vestiti e le parrucche che servivano. Niente era stato lasciato al caso.

Avevano persino preparato tutto il necessario in caso di brutto tempo.
Alle due del pomeriggio della vigilia della festa di mezza estate, uno di loro, che si era offerto di farlo, aveva messo il grande telo di plastica in una borsa insieme a un rotolo di nastro adesivo e a dei picchetti da tenda in metallo leggero. Non avrebbero permesso alla pioggia di fermarli. Ma avrebbe­ro fatto in modo di non bagnarsi.

Tutto era stato predisposto accuratamente. Ma nessuno aveva potuto prevedere quello che sarebbe accaduto. Uno del gruppo si era improvvisamente ammalato. Era una giovane donna.

E forse tra loro quella che aveva maggiormente pregustato ciò che avrebbero fatto in quella vigilia della festa di mezza estate.

Lei era stata l'ultima a en­trare a fare parte del gruppo, poco meno di un anno prima. Si era svegliata all'alba e non si era sentita bene. Subito aveva pensato che fosse una reazione dovuta all'eccitazione per quella festa. Ma qualche ora più tardi, quando mezzogiorno era ormai passato, aveva iniziato a vomitare e ad avere febbre. Rimase distesa a letto sperando che fosse un semplice malessere passeggero. Ma quando quello che doveva venirla a prendere suonò, andò alla porta con fatica e fu costretta a dirgli che non avrebbe potuto partecipare alla festa.
 
Parcheggiarono vicino alla riserva naturale, presero le ceste li avviarono lungo uno dei sentieri. Uno di loro ebbe l'im-fessione di avere sentito il suono di una fisarmonica in lontananza. Ma intorno c'èrano solo uccelli e il lontano brusio del mare.
 
Appena arrivati sul luogo prescelto si resero immediata­mente conto che era il posto ideale. Lì sarebbero stati in pace. Lì avrebbero potuto attendere l'alba.
 
Ora il cielo era completamente libero da nuvole.

Sarebbe stata una notte di mezza estate serena e luminosa.

Già dall'inizio di febbraio avevano deciso come avrebbero celebrato la festa di mezza estate. Quella sera erano rimasti seduti a lungo bevendo una grande quantità di vino e discu­tendo giocosamente sul vero significato della parola crepuscolo.

Quando aveva veramente inizio quel momento tra la luce e il buio che viene chiamato crepuscolo? Era veramente possi­bile usare parole per descrivere l'imbrunire? Fino a che punto era possibile notare quando la luce diventava tanto debole da capire di trovarsi in quel vago istante di transizione, quel momento fugace ed effimero, così vicino alle ombre che avan­zavano lentamente ma inesorabilmente?


Non erano riusciti a trovare un punto di accordo. Il crepu­scolo rimase un mistero irrisolto. Poi, quella sera, avevano iniziato a programmare la loro festa.
 
Quando arrivarono a quella depressione del terreno, posa­rono i loro cesti e poi ognuno di loro scelse un luogo e iniziò a cambiarsi i vestiti al riparo dei folti cespugli. Con l'aiuto di piccoli specchi infilati tra i rami, controllarono che le parruc­che fossero a posto.

Nessuno di loro si rese conto che poco più lontano un uomo stava osservando attentamente i loro preparativi. Le parrucche presentarono il problema minore. Fu più difficile con i corsetti, i cuscini e le sottovesti. Altrettanto laboriosi furono gli alti colletti inamidati, gli jabot e gli spessi strati di cipria. Ma tutto doveva essere perfetto. Stavano preparandosi per un gioco. Ma lo facevano seriamente per renderlo il più reale possibile.

Quando uscirono da dietro ai rispettivi cespugli e si guar­darono erano le otto. Per tutti e tre la sensazione era meravi­gliosa ed emozionante allo stesso tempo. Ancora una volta erano usciti dalla propria epoca ed erano entrati in un'altra. L'epoca di Bellman. Il grande poeta svedese. Si avvicinarono l'uno all'altro e scoppiarono a ridere. 'Ma tornarono immediatamente seri. Stesero il grande telo di plastica e iniziarono a svuotare i cesti. Poi accesero il registratore portatile con la cassetta sulla quale avevano registrato diverse versioni delle Epistole di Fredman, il lavoro di Bellman che preferivano.

La festa ebbe così inizio. Più tardi, al ritorno dell'inverno, avrebbero pensato spesso a quella sera.

Stavano creando un loro nuovo mistero.

A mezzanotte non aveva ancora preso una decisione.

Ma sapeva di non avere fretta. Sapeva che sarebbero rimasti fino all'alba. Forse si sarebbero fermati per dormire fino a mattino inoltrato?

Conosceva i loro piani nel minimo dettaglio. E questo gli dava una sensazione di superiorità senza limiti.

Solo colui che ha il sopravvento poteva sfuggire, salvarsi.

Appena passate le undici, quando si era reso conto che erano ubriachi, aveva cautamente cambiato posizione. Già durante la sua prima visita a quel luogo aveva scelto da dove avrebbe cominciato. Si trattava di un folto cespuglio verso la metà del pendio. Da lì aveva un panorama completo di tutto quello che accadeva intorno e sul telo azzurro chiaro. Poteva avvicinarsi senza essere notato. Di tanto in tanto si allontana­vano dal telo per rispondere ai loro bisogni naturali. Anche questo non poteva sfuggirgli.

Mezzanotte era ormai passata. Ma aspettava ancora. Non riusciva ad agire perché improvvisamente si sentiva insicuro. Qualcosa era cambiato. Era successo qualcosa.

Avrebbero dovuto essere in quattro. Ma una mancava. Nella sua mente cercò tutte le possibili spiegazioni. Non esisto­no spiegazioni. È successo qualcosa di imprevisto. Forse la Ragazza ha cambiato idea? Forse si è ammalata?

Ascoltò la musica. Le loro parole. Le risate. Di tanto in ito immaginava di essere seduto con loro su quel telo azzurcon un bicchiere di vino in mano. Dopo, più tardi, avrebbe trovato una delle parrucche. Forse anche uno dei loro vestiti?
jante cose poteva fare. Non c'erano limiti. La sua superiorità non avrebbe potuto essere più grande neppure se si fosse invisibile.

Erano ormai le tre e dieci
.

Serie del commissario Kurt Wallander

    * 1991 - Assassino senza volto (Mördare utan ansikte - Faceless Killers).
    * 1992 - I cani di Riga (Hundarna i Riga - The Dogs of Riga).
    * 1993 - La leonessa bianca (Den vita lejoninnan - The White Lioness).
    * 1994 - L'uomo che sorrideva (Mannen som log - The Man Who Smiled).
    * 1995 - La falsa pista (Villospår - Sidetracked).
    * 1996 - La quinta donna (Den femte kvinnan - The Fifth Woman).
    * 1997 - Delitto di mezza estate (Steget efter - One Step Behind).
    * 1998 - Muro di fuoco (Brandvägg - Firewall).
    * 1999 - Piramide (Pyramiden - The Pyramid).
    * 2002 - Prima del gelo (Innan frosten - Before the frost).

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