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La Casa d'Inferno


Per i cultori dell'occulto era quello che la cima dell'Everest è per gli alpinisti: una sfida, una minaccia, un'ambizione che poteva ucciderli. Il suo nome non era usurpato. La Casa d'Inferno, sontuosa reggia della perdizione, sperduta fra le nebbie perenni di una valle mefitica nel Nord degli Stati Uniti - dove un tempo si eran dati convegno lussuriosi e pervertiti d'ogni risma - è divenuta (dopo la morte di quei peccatori) il luogo di ricetto, la casamatta di potenze tenebrose, di entità senza nome.

La diabolica dimora ha già sgominato due agguerrite spedizioni di scienziati e di "maghi" che, ' a distanza di anni, avevano tentato di sondarne il micidiale mistero, quando l'incarico di un terzo tentativo viene affidato - da un eccentrico miliardario - al maggior esperto di parapsicologia del momento: il dottor Barrett. Come cacciatore di fantasmi, il dottor Barrett è singolare: non crede negli spiriti. Ha una sua rigorosa teoria elettro­magnetica in proposito. Più che dalla sete di guadagno, egli è mosso dal desiderio di dare alla parapsicologia dignità di scienza naturale.

  A ogni buon conto, il miliardario motore dell'impresa (che non bada a spese pur di avere una "parola definitiva" sulla vita ultraterrena, e che, ovviamente, ritiene non ci sia miglior "periscopio" sull'aldilà della Casa d'Inferno) affianca a Barrett due seguaci di diverse teorie: la medium "spiritualista" Florence e il medium "fisico" Fischer (che ha un conto in sospeso con la Casa). Ai tre si aggiunge Edith, la giovane e sessualmente incerta moglie di Barrett.

E così l'assortito quartetto da battaglia all'invisibile nemico nella dimora che il leg­gendario Belasco, in vita, aveva trasformato in una corte corrotta da far invidia al "divino Marchese", e, in morte, in un pantheon di ombre malefiche. Il soggiorno si rivela ben presto un vero inferno per i quattro esploratori dell'ignoto. La Casa mobilita le sue energie e i suoi orrori per sloggiare gli intrusi e ucciderli: oggetti inanimati e gatti neri li aggrediscono, fulmini psichici si abbattono su di loro, una mummia murata in cantina complica l'enigma... Ma è soltanto l'inizio: la Casa d'Inferno sfodererà tutti i suoi agghiaccianti stratagemmi prima di cedere il suo repellente segreto e venir "domata" in modo imprevedibile.

La porta della camera da letto si dischiuse, e il segretario di Deutsch, Hanlcy, apparve sulla soglia. « Dottore » disse.

Barrett afferrò il suo bastone e, alzatesi, attraversò zoppi­cando l'anticamera.

Si fermò di fronte al segretario, più basso di lui, e attese che questi, rigirandosi, annunciasse dalla porta: « II dottor Barrett, signore ».

Allora passò oltre ed entrò nella camera, mentre Hanley richiudeva il battente alle sue spalle.


La stanza da letto era immensa, con pannelli scuri alle pa­reti. Eccomi nel sancta sanctorum del re, pensò Barrett, appres­sandosi al letto, su cui il vecchio sedeva. Lo guardò: Rolf Ru-dolph Deutsch aveva ottantasette anni, era calvo, scheletrico, e i suoi occhi scuri scintillavano in fondo al pozzo delle orbite.

Barrett sorrise. « Buon pomeriggio » disse, e intanto pensava, affascinato, che quel rudere d'uomo imperava su un vasto do­minio.


« Lei è zoppo » diceva la voce rasposa di Deutsch. « Que­sto non me l'avevano detto. »

« Chiedo scusa? » Barrett si era irrigidito. « Lasciamo stare. » Deutsch tagliò corto.

« Non è poi tanto importante. Lei mi è stato raccomandato da gente di cui mi fi­do.

Mi assicurano che lei è fra i primi cinque, nel suo cam­po. »

II respiro del malato era affannoso. « II suo onorario sarà di centomila dollari. »

Barrett trasalì.


« II suo compito sarà quello di appurare dei fatti. » « Riguardo a che cosa? » domandò Barrett.

Deutsch parve esitare prima di rispondere, quasi la cosa fosse indegna di lui. Alla fine disse: «Alla vita ultraterrena». « Lei vuole che io?... » «... che lei mi dica se c'è o meno un aldilà. Fatti. »


Barrett cascarono le braccia. Quella somma di denaro o allettante ma, perbacco, come poteva, in coscienza, un incarico del genere, a quei patti? Non voglio frottole » soggiunse Deutsch. « Accetterò la risposta si o no, quale che sia. Purché definitiva. »

« E dove li dovrei trovare? Io sono un fisico. Studio para­psicologia da vent'anni, e non m'è ancora capitato... »

Deutsch l'interruppe: « Se esistono dei fatti, lei potrà accer­tarsene nel solo luogo su questa terra dove, ch'io sappia, la vita ultraterrena non è mai stata confutata. La casa Belasco su nel Maine ».

« La Casa d'Inferno? »

Una luce brillò nelle pupille del vecchio.

« La Casa d'Inferno » disse.

Barrett avvertì una punta di eccitazione. « Mi risulta però che gli eredi di Belasco l'hanno fatta murare dopo quello che accadde... »

« Sono passati trent'anni da allora » l'interruppe nuovamen­te il vecchio. « Più di trent'anni. Ora avevano bisogno di dena­ro, hanno venduto, e l'ho comprata io, quella proprietà. Lei può recarsi là lunedì prossimo? »

Barrett esitò. Poi, vedendo che Deutsch si accigliava, fece un cenno di assenso. « Sì. » Non poteva lasciarsi scappare quel­l'occasione.

« Con lei verranno altre due persone » disse Deutsch. « Posso chiederle chi?... »

« Florence Tanner e Benjamin Franklin Fischer. » Barrett cercò di non tradire il suo disappunto. Quei due lì!

Una medium spiritualista iperemotiva e l'unico superstite del baratro del 1940 !

Riflette, se valesse la pena di sollevare obiezionii. Lui aveva già i propri assistenti, dotati di virtù medianiche non vedeva proprio come Florence Tanner oppure quel Fischer gli sarebbero stati d'aiuto.

Fischer, sì, da ragazzo, aveva dato prove strabilianti; ma, dopo il collasso subito, aveva lentamcnte perso i suoi doni naturali: diverse volte era stato in fallo, per frodi, finché era scomparso del tutto dalla vita.

Distratto da questi pensieri, quasi non ascoltava Deutsch frattanto, gli stava dando dei ragguagli: Florence Tanner avrebbe fatto il viaggio in aereo insieme a lui, mentre Fischer li avrebbe raggiunti poi nel Maine.


Il vecchio notò la sua espressione. « Non si preoccupi, sarà Lei a comandare, » disse « e se le affianco la Tanner è solo perchè i miei amici consulenti m'assicurano ch'è una medium di primo ordine. »

« Una medium mentale però » disse Barrett.

«... e io desidero che, oltre al suo, dottore, si segna anche il metodo medianico » seguitò Deutsch, come se l'altro non avesse interloquito. « Quanto a Fischer, la sua presenza è ovvia. »

Barrett annuì. Si rendeva conto che non c'era altro da fare. Tuttavia, una volta avviate le cose, avrebbe fatto lo stesso veni­re uno dei suoi assistenti. « Quanto alle spese... » cominciò.

Il vecchio l'interruppe con un gesto. « Se la veda con Hanley. 1 fondi a sua disposizione saranno illimitati. »

« E quanto al tempo? »

« Questo è invece limitato » disse Deutsch. « Io voglio la ri­sposta in capo a una settimana. »

Barrett si mostrò perplesso.

« Prendere o lasciare ! » esclamò il vecchio, digrignando i denti, con rabbia nella voce e nel viso.

Barrett capì che doveva acconsentire, per non perdere quell'opportunità: ma sì, forse ci sarebbe riuscito a costruire in tempo la sua macchina.


Sicché annuì brevemente. « Una settimana » disse.

ore 15.30

« Occorre altro? » domandò Hanley.

Barrett ricapitolò mentalmente le sue richieste. Un elenco completo di tutti i fenomeni osservati nella casa dei Belasco.

Ripristino dell'impianto elettrico. Installazione di apparecchi telefonici. Una piscina e un bagno turco per lui. (A questo punto Barrett aveva ignorato il lieve cipiglio del segretario: per lui, una nuotata e un bagno a vapore ogni giorno erano una necessità. )


« Ancora una cosa » disse. Cercò di dirlo in tono noncuran­te, ma era troppo eccitato per riuscirci. « Ho bisogno di far co­struire una macchina. Ho già pronto lo schema, i disegni, tutto quanto, a casa mia. »

 
ze sono state rimesse a nuo­vo. Quanto ai pasti, provvederanno due persone della vicina Caribou Falls, marito e moglie, che però si sono rifiutati di al­loggiare nella casa. »


Barrett disse: « Meglio così. Sarebbero stati d'impiccio e nient'altro ».

Si trovavano nella biblioteca. Hanley fece per accompagna­re l'ospite verso la porta, ma questa fu spalancata di colpo.

Un uomo s'inquadrò sulla soglia e guardò Barrett con aria fosca. Benché avesse quarantenni di meno e pesasse mezzo quintale di più, la somiglianzà di William Reinhardt Deutsch con suo padre balzava all'occhio.


Costui richiuse la porta dietro di sé. « L'avverto, senza tanti preamboli, » disse « che intendo bloccare questa faccenda. » Barrett lo guardò fisso.

« Proprio così » disse Deutsch il giovane. « È una perdita di tempo, non è vero? Me lo metta per iscritto e io le stacco un ìtsscgno da mille dollari seduta stante. »

Barrett s'irrigidì. « Ho paura però... »


« Non c'è niente di sovrannaturale, non è così ? » II collo gli li era fatto tutto rosso.

« Esatto » disse Barrett. E, mentre l'altro già sorrideva con irla di trionfo, soggiunse: « La parola è sovranormale. La natura non può venir trascesa... ».

« Che differenza fa? » l'interruppe Deutsch. « Si tratta solo superstizione. »

« Mi spiace, non sono d'accordo. » Barrett fece per avviar-« E adesso, se vuole scusarmi. »

Deutsch lo prese per un braccio. « Badi bene, è meglio che : lasci perdere questa faccenda. Troverò la maniera di non avere un soldo di... »

Chiuse dietro la porta e s'avviò pel corridoio.

 
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