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Crypto

A Washington è sabato pomeriggio quando la trentottenne Susan Fletcher, una delle più brillanti menti matematiche degli Stati Uni­ti - responsabile della divisione di crittologia dell'NSA (National Security Agency) -, viene convocata con urgenza nell'ufficio del coman­dante Strathmore. Qualcuno ha messo a punto un programma capace di "ingannare" il più sofisticato strumento informatico di spionag­gio al mondo, un supercomputer che, grazie ai --noi tre milioni di processori che lavorano in parallelo, può decodificare qualunque testo ci­frato a una velocità strabiliante. Pochissimi sanno dell'esistenza di questa mac­china, ideata per contrastare le nuove minacce alla sicurezza nell'era eli Internet e in grado di controllare la posta elettronica di chiunque.

La National Security Agency , nata cinquant'anni prima con l'in­tento eli proteggere le comunicazione riservate del governo americano - e di intercettare quelle 
destinate, al di fuori del controllo pubblico.

Susan non si stupisce quando viene a sapere che "Fortezza Digitale" - così è stato battez­zato il programma - è frutto delle ricerche di un genio informatico: il giapponese Ensei Tankado, handicappato dalla nascita per i per­duranti effetti del disastro atomico eli Hiroshima che 
ha sbattuto la porta in faccia ai suoi capi quando si è accorto che il supercomputer rischiava eli trasformarsi in un nuovo Grande Fratello.

I suoi intenti sono nobili, ma la sua decisione eli boicottare l'operato dell'xsA, mettendo il programma in rete e permettendo a chiunque di scaricarlo, rischia di creare l'anarchia e di assicurare la più com­pleta libertà d'azione a spie, criminali, terrori­sti, trafficanti di droga e riciclatori di denaro.
In un crescendo eli tensione, Susan si trova a combattere per difendere la nazione e gli scopi dell'Agenzia nella quale crede. Ma dovrà destreggiarsi fra menzogne e tradimenti, mettendo a repentaglio la propria vita.

In Crypto Dan Brown torna a affondare lo sguardo in quella zona grigia in cui bene e
male si confondono in maniera inestricabile, per consegnarci un tecno-thriller assolutamen­te realistico che mette a nudo il conflitto, oggi più problematico che mai, tra libertà personali e salvaguardia della sicurezza internazionale.
 
Prima di diventare uno dei più acclamati au­tori di thriller, Dan Brovvn è stato insegnante di inglese all'università e storico dell'arte. Collabora con diverse riviste, fra cui il "The  Yorker".

I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo, lì codice An Vinci è uno dei romanzi più letti di tutti i tempi.

Dan Brown vive e lavora nel New England.

 
Erano sulle Smoky Mountains, nel loro bed and breakfast pre­ferito. David le sorrideva. "Dimmi, luce dei miei occhi, mi vuoi sposare?"

Dal letto a baldacchino, lei sollevò lo sguardo e capì che quel­lo era l'uomo giusto. Per sempre. Mentre fissava quegli occhi verde scuro, cominciò a squillare qualcosa in lontananza, un campanello assordante che lo allontanò da lei. Tese le braccia, na strinse solo il vuoto.
 
Fu il suono del telefono a svegliare completamente Susan Hetcher dal suo sogno. Trattenendo il respiro, sedette sul letto  tastò alla cieca in cerca del ricevitore.

«Pronto?»
 
«Susan, sono David. Ti ho svegliata?»

 
Lei sorrise, rotolandosi nel letto.

«Stavo proprio sognando te. Vieni qui a coccolarmi.»
 
Risata. «È ancora buio, fuori.»
 
«Mmm.» Un gemito sensuale. «A maggior ragione, vieni qui a coccolarmi. Possiamo dormire un po' prima di partire per il Nord.»
David sospirò, frustrato. «Ti chiamo proprio per questo. Per M nostro viaggio. Bisogna rinviarlo.»
 
 
«Stasera doveva essere una serata davvero speciale, per fe­steggiare i nostri primi sei mesi. Ricordi che siamo fidanzati, vero?»
 
«Susan...» David sospirò. «Non posso entrare nei dettagli, adesso. C'è una macchina che mi sta aspettando. Ti chiamo dall'aereo e ti racconto tutto.»
 
«Aereo? Ma cosa succede? Perché mai l'università...»
 
«Non è per l'università, lì spiego più tardi, al telefono. Ora devo proprio andare, mi stanno facendo fretta. Prometto di chiamarti.»
 
«David!» gridò lei. «Cosa...?»

 
Troppo tardi. Aveva riagganciato.

 
Susan Fletcher rimase sveglia per ore ad aspettare la sua chiamata, ma il telefono non squillò.

 
Più tardi, quel pomeriggio, Susan sedeva depressa nella vasca da bagno. Si immerse nell'acqua insaponata cercando di di­menticare Stone Manor e le Smoky Mountains. "Dove può es­sere? Perché non mi ha chiamata?"
L'acqua che le lambiva il corpo passò gradualmente da cal­da a tiepida, poi diventò fredda. Susan stava per uscire quan­do il cordless diede segni di vita. Si alzò di scatto, spruzzando acqua sul pavimento mentre afferrava il ricevitore abbando­nato sul lavandino.

«David?»
 
«Sono Strathmore» rispose una voce.
 
Susan si accasciò. «Ah.» Non riuscì a nascondere la propria delusione. «Buongiorno, comandante.»
 
«Sperava in uno più giovane?» ridacchiò l'interlocutore.
 
«No, signore» rispose Susan, imbarazzata. «Non è come...»
 
«Certo che lo è.» Si mise a ridere. «David Becker è una per­sona per bene. Non se lo lasci sfuggire.»
 
«Grazie, signore.»
 
La voce del comandante si fece d'improvviso seria. «Susan, la chiamo perché ho bisogno di lei qui, immediatamente.»
 
Lei cercò di mettere a fuoco. «È sabato, signore. Di solito noi non...»
 
«I, o so» rispose lui con calma «ma si tratta di un'emergenza.
 
 
Susan si fece attenta. "Emergenza?" Non aveva mai sentito quella parola uscire dalla bocca del comandante Strathmore. "Un'emergenza? In Crypto?" Era disorientata. «Sì... signore.» Una pausa. «Arrivo al più presto.»

 
«Prima ancora.» Strathmore interruppe la comunicazione.

 
Susan Fletcher si avvolse in un asciugamano e sgocciolò sui vestiti ordinatamente ripiegati che aveva preparato la sera precedente: calzoncini sportivi, maglione per le fresche serate in montagna e la lingerie comprata per l'occasione. Mesta­mente, aprì l'armadio, tirò fuori una camicetta pulita e una gonna. "Un'emergenza? In Crypto?"

 
Mentre scendeva le scale, si chiese quale altro inconvenien-te avesse in serbo la giornata.

 
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